La pandemia vista con gli occhi di una psicologa

Ovviamente le ricerche sugli effetti della pandemia in campo medico e psicologico oltre che sessuologico, sono già partite da tempo, perché la ricerca è il mezzo che ci permette di comprendere.

Tuttavia n questo articolo non è mia intenzione fornire dati scientifici su ciò che sta accadendo, ma dare un mio parere clinico, come potrei darlo a colloquio con un paziente. In quanto professionista ma anche come persona, mi sembrava doveroso scrivere qualcosa a riguardo poiché il periodo che stiamo vivendo è talmente particolare che non possiamo ignorare che ha avuto, ha e avrà grande impatto a livello psicologico.

Mi sembra che la pandemia e la sua "gestione" possa essere metaforicamente descritta come l'andare in auto. Quando ci mettiamo al volante, più o meno implicitamente, accettiamo una quota di rischio perché, sulla strada, gli incidenti possono capitare: per errore umano, per condizioni meteorologiche avverse, per imprevisti come un cane che attraversa la strada. Il mezzo che noi abbiamo per gestire alla meglio questi rischi, sono il codice della strada e la nostra responsabilità nell'osservarlo. Se manteniamo una certa velocità e non facciamo sorpassi azzardati, oltre a dare le precedenze e inserire la freccia ad una svolta, in linea di massima tutto va liscio come l'olio. Ovvio, la probabilità che le cose funzionino è direttamente proporzionale alla quantità di persone che, circolando per strada, che stanno rispettando le norme.

Perché se io vado ai 50km/ora su una strada che impone tale limite e gli altri automobilisti vanno dagli 80 km/ora in su, è facile che io rimanga coinvolta in un eventuale incidente. Detto questo: ovvio che io potrei andare ai 50 km/ora ma potrebbe cadere sulla carreggiata un ramo di un albero che mi fa sbandare, cosa che non può essere evitata con l'applicazione delle norme. Ma queste ultime sono il meglio che possiamo fare per gestire qualcosa che non è mai completamente controllabile. È questione di padronanza sulle cose. Io posso decidere di averne un po' oppure per nulla. Perché il punto è questo: se io vado veloce in auto, questa cosa mi può far sentire più "ganza" e mi può portare a tacciare come imbranato chi invece sta rispettando i limiti ma rispetto al potere che io ho sulla situazione...beh in realtà ce l'ha molto più il conducente coscienzioso perché sta potenziando le variabili controllabili al meglio possibile, io invece sto aumentando semplicemente le variabili incontrollabili.

Quindi, in definitiva, se è vero che la paura di cosa può succedere ci serve per farci stare in guardia, la paura da sola non basta perché può o paralizzarci o metterci a rischio con la tendenza a negarla. Serve anche ricordarci che, in quanto esseri umani, ciascuno di noi ha risorse e quindi potere. Potere sulla propria vita e sulle proprie scelte: è questo che ci rende davvero liberi.

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Dr.ssa Valentina Francesca Minniti
Psicologa Sessuologa Clinica ad Alba